Friday, December 16, 2011

EDITORIALE. LA SOLUZIONE ALLA CRISI DELL'IPPICA


La gravissima crisi dell’ippica italiana che potrebbe portare alla chiusura di un numero imprecisato di ippodromi,  ci impone di intervenire con alcune considerazioni. Primo. La crisi attuale non è il frutto della crisi complessiva del Paese, ma proviene dalla dissennatezza dei gestori degli ippodromi, e delle categorie ippiche. Entrambi questi attori, nulla hanno fato da anni a questa parte per ovviare al costante calo di pubblico negli ippodromi, al drastico calo della raccolta del gioco i cui proventi in passato alimentavano tutta la struttura ippica. Oggi piangono. E oggi giustamente chiudono. Certo non è solo colpa loro. I ministri che si sono susseguiti alla guida del dicastero delle Politiche forestali, da Zaia, a Galan a Romano si sono ben guardati dal mettere mano a un serio progetto di riforma, in un tempo in cui era possibile intervenire con profitto. Non parliamo poi di Snai, il cui disastro era annunciato da tempo. E che grazie alla nuova proprietà sta tornado a fare il suo mestiere, quello della raccolta del gioco, invece di occuparsi d’altro come in passato. Una seria riforma passa per la “privatizzazione” del settore, in cui l’Unire (ora Assi) abbia una funzione di controllo. Il progetto presentato da Pio Bruni (leggi Sire), va in questa direzione. Gli ippodromo devono essere in grado di reggersi da soli. Procedendo a una raccolta del gioco in proprio, distribuendo i proventi dello stesso sul monte premi, promozione e destinando una parte all’Erario. Affidando la gestione computerizzata al provider Snai. Chi non ce la fa chiude. È evidente che questo sistema penalizza i piccoli proprietari e allenatori  he da un giorno all’altro si vedono sottrarre l’unica forma di sostentamento, il monte premi. Per questo si può pensare a una forma di organizzazione extra ippodromi sul modello di quella dei concorsi ippici, in cui associazioni riconosciute dall’Unire, indicono riunioni di corse di una o più giornate sotto l’egida dello stesso Unire, con proprio monte premi e gestione delle scommesse.
Claudio Gobbi

Monday, December 12, 2011

Ippica: lettera aperta al nuovo Ministro.

Basta con chi oggi chiede ancora soldi all'Unire. Sono gli stessi che da anni vivono da parassiti sulle spalle dei proprietari, degli allevatori. Sono gli stessi che hanno intascato i quattrino delle sovvenzioni senza muove un dito per la promozione, per la pubblicità. Poi lamentano la mancanza ddi pubblico negli ippodromo. Loro non hanno fatto nulla. Invocano l'intervento dell'Unire, minacciando la chiusura degli ippodromi. Paventano la disoccupazione dei soliti 50.000 artieri e di personale vario. Mi auguro che molti chiudano in modo che il monte-premi a loro destinato sia investito sulle corse, sulla promozione.  Era già intervenuto Silvio Berlusconi un paio d'anni fa creando una specie di tassa sul gioco delle macchinette, in modo da portare soldi al settore. Una boccata d'ossigeno al malato che avrebbe dovuto far riflettere. Invece nulla è avvenuto, Con il risultato che è sotto lgi occhi di tutti. E loro vogliono ancora soldi, elemosine, a questo punto. E' ora che il nuovo ministro, ben esperto di ippica, dica basta. Gli ippodromi improduttivi vanno chiusi.
Claudio Gobbi
(nei prossimi giorni la proposta di Briglie Sciolte per la risoluzione della crisi dell'Ippica)