Sunday, April 10, 2011

Michael Frisch, Audi e i cavalli nel cuore

Audi Italia ha scelto il cavallo e in particolare uno sport legato ad esso, il polo, come uno dei suoi testimonial. C'è tuttavia un'anima nascosta di Audi Italia che con il cavallo e il suo mondo ha da tempo una profonda confidenza. Quest'anima ha un nome, si chiama Michael Frisch, ovvero il direttore generale di Audi Italia. Ci siamo fatti raccontare il suo percorso di vita equestre. Esempio significativo di come una grande azienda non si curi solo dell'immagine ma abbia anche un cuore, in questo caso a quattro zampe.
Ho iniziato nel Novanta, a vent'anni, a montare a cavallo presso un maneggio a Wolfenbuttel, nella Germania del nord. L'equitazione è uno sport che ho sempre adorato e che ho praticato per sei anni, prima che il lavoro mi assorbisse totalmente. Il primo approccio lo ho avuto con il dressage. Fu il modo per capire con chi avevo a che fare, dato che ogni cavallo è un mondo a se come del resto ogni uomo ha la sua personalità, il suo carattere. Montavo circa due volte alla settimana. La zona di Wolfenbuttel inoltre è ricca di boschi e spesso uscivamo in gruppo per magnifiche passeggiate. L'equitazione è anche uno sport in cui si socializza e dove sono presenti molte amazzoni, particolare che non guasta. Sono anche caduto. Fu davvero una brutta caduta. É per questo che ai principianti raccomando di disporre di una buona preparazione fisica e mentale per essere sempre in forma ed evitare di essere sorpresi dall'animale quando si è in sella. Dopo alcuni anni di maneggio avevo anche deciso di comprare un cavallo, un sogno che purtroppo non si realizzò. La storia andò cosi. Dopo aver girato molti maneggi e provato parecchi cavalli la mia scelta cadde su una femmina di nome Ginny. Una cavalla grigia di sei anni ancora tutta da fare e molto bella. La tenni per tre mesi in prova come si fa di solito quando si acquista un cavallo. Capii che c'era qualche cosa che non andava. La feci visitare dal veterinario di fiducia: la cavalla aveva dei problemi di una certa importanza riferiti all'apparato cardio-circolatorio. Non se ne fece dunque niente. É stato così che continuai a prendere lezioni in maneggio con i cavalli della scuola di equitazione in cui montavo spesso quelli vivaci, quelli che le donne non apprezzavano molto. Era il '93, fu allora che dopo tre anni di lavoro in piano cominciai a saltare. Ricordo che feci anche un piccolo concorso ippico. Passarono ancora tre anni, l'impegno lavorativo si faceva sempre più pressante. Dovetti smettere. Ma i cavalli li ho nel cuore - come ho nel cuore Audi.

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